Ci sono persone e cose, che la “cattiva reputazione” se la portano dietro dalla nascita, per sempre. Altra la acquistano strada facendo. Altre volte riescono a scrollarsela di dosso lungo il cammino, come la carota.
Si passa dal: il bastone e la carota (usare buone o cattive maniere per piegare qualcuno alla propria volontà, come con gli asini e i ciuchi), pel di carota (dispregiativo di capelli rossi) piantar carote (raccontare frottole), ad immagini di conigli e altri roditori senza occhiali, che ne mangiano in quantità e al: è venuto su a carote, per indicare un bel bimbo.
Questo certo perché da pianta infestante che nasce sottoterra, scansata dalle tavole dei ricchi, si è ripresa il maltolto nel momento in cui si sono capite le qualità. Oggi sappiamo che il consumo
di questa apiacea ricca in acqua, zuccheri, provitamina A, sotto forma di carotene, di vitamine B1, B2 e C fa bene alla salute.
Le sue virtù: cotta in acqua cura l’intestino, regala un bell’aspetto alla pelle, grazie al carotene. La provitamina A è trasformata in vitamina A dal nostro organismo. Assunta in quantità combatte lo stress e siccome la sua carenza, provoca malattie agli occhi, “mangiare carote” e “ vista acuta”, ha il suo perché.
A Pane e Vino viene servita in accompagnamento al parfait di mandarino. Ma è una torta che regge benissimo da sola, la voglia di dolce.
Simpaticamente “rossa”, rende anche onore e merito ad una verdura non amatissima. Per una teglia tonda di 24 cm.:
150gr. burro morbido
120 gr. zucchero a velo
4 tuorli + 1 uovo
150 gr. farina 00
5 gr lievito per dolci
100 gr mandorle tritate
250 gr di carote grattugiate finemente e asciugate
3 albumi montati
Montare burro e zucchero a spuma e unire tuorli e uovo. Aggiungere la farina ed il lievito setacciati, le mandorle, le carote e gli albumi montati, amalgamando dall'alto verso il basso per non smontare l'impasto.
Versare nella teglia imburrata e infarinata e cuocere a 180° per 40/50 minuti.