altrimenti detta food design
Per me è stata un'avventura faticosa, un po' surreale, utile e divertentissima. Mi ha convinto Tommaso, di bottega cinema, cliente e amante di pane e vino. Non so come ma
ho detto di si, mi intrigava troppo. E così mi sono ritrovata con lui, suo padre e una banda di ....stra-professionisti di cinema e televisione, una banda apparentemente senza "ordine e disciplina", ma dopo mezza giornata capisci che nulla è dato al caso.
Ho lavorato con loro per tre giorni, mi veniva qualcuno a prendere a casa la mattina alle 9,30 (per me l'alba) e mi riportavano a pane e vino alle 19. Anche questa cosa di essere accompagnata a giro, per me la prima volta, la direi piacevole, specialmente quando uno è stanco e un po' sballottato.
Ma veniamo al dunque, avevo una tavola imbandita dalle cose più strane: fili, stecchini, colori, dadi, conserve, gelatine, polveri....e un po' di cose che mi ero portata io. Si decideva il piatto da comporre, qualcuno andava a fare la spesa, e poi si cominciava a dare forme e colori, aspettando che i "registi", provassero le luci, le prospettive, i luccichii in eccesso, i contrasti e le ombre......all'inizio è quasi disarmante, poi, come in una cucina che si rispetti, trovi la porta e la maniera di entrare a contatto anche con quello che non conosci ma, con l'aiuto della propria professionalità, arrivi a sapere quello che serve......anche se il perchè lo intuisci e basta. Comici a guardare i volumi e le forme in un modo diverso, districandoti in pezzi di forno sezionati per far entrare la macchina da presa...e così aspetti che venga girata la scena, sperando che la "costruzione" regga fino alla fine. Io ce l'ho fatta, ho retto sino alla fine e spero davvero di poterlo rifare.