Sarà sicuramente stata la stagione slavata a render la frutta, il suo sapore e il suo profumo, un lontano ricordo. Così, con questo cestino di ciliege, così chiamate solo per una questione di forma e colore, che non è più neanche vero che una tira l'altra, ho dovuto metter riparo alla mia gola. Ci voleva qualcosa di più delle ciliege cotte nel vino...... Allora preso il cioccolato del Sig. Corallo,
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Della garmugia vi ho abbondantemente parlato e troverete la ricetta (qui) come la minestra di bucce di piselli (qui). Sta di fatto che se primavera incombe, la voglia di "brucare foglioline" e rigenerarsi è tanta. Allora vi propongo un nuovo utilizzo degli stessi ingredienti.
Come per la garmugia, si cuociono separate le verdure: carciofi, piselli, asparagi e baccelli. E siccome il "recupero", spero sia entrato a far parte della vostra vita, i gambi dei carciofi, quelli più duri degli asparagi e le bucce di piselli e baccelli, son finiti in pentola a rosolare con una cipollina fresca, e arriveranno a cottura aggiungendo del brodo di verdure. Una volta passato il tutto al passaverdure, si aggiusta di sale, pepe, menta fresca, prezzemolo, un goccio di olio. Questa crema, messa in padella, servirà per saltarci le tagliatelle cotte a puntino e scolate; mettete poi la pasta così condita in piatti o vassoio. Sopra si guarnisce con tutte le verdure cotte prima, un giro d'olio e per chi desidera, il parmigiano. Le varianti sulle salse per condire questa pasta, sono moltissime, scegliete voi.
Per le tagliatelle:
farina bianca 00 150 gr.
farina grano duro 200 gr.
farina di grano saraceno 75 gr.
farina di farro 75 gr.
4 uova + 1 tuorlo (uova grandi minura 63/73
sale fino (9 gr. circa)
1 cucchiaino di olio evo.
Mescolate in una bastardella le 2 farine, le uova, il sale (circa 7 gr) e cominciate ad impastare, fino a raggiungere la consistenza elastica e compatta, ma non troppo dura. Avvolgere nella pellicola e far riposare in frigo per 30 minuti. Potete anche mettere le farine su un piano d'acciaio o sulla spianatoia, a mo' di vulcano e ricavare nel centro un po' di posto dove aggiungere le uova, il sale e l'olio. Cominciate a sbattere le uova con una forchetta e via via incorporate la farina. Appena avrete ottenuto una consistenza che lo consenta, lasciate la forchetta e cominciate a impastare con le mani. Il resto come sopra.
Ora sta a voi scegliere di tirare la pasta con la macchinetta o col mattarello. più alta o più bassa, come più vi piace, io la lascerei altina e procedete come spiegato all'inizio.
Buona primavera a tutti.
Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che prende su di sé il peccato del mondo .
In questa piccola frase si uniscono 2 mondi: antico e nuovo testamento, il sacrificio e colui che si sacrifica.
Sicuramente mangiare l'agnello a Pasqua, ha un significato meno religioso, lontano da un'idea di Agus Dei, ma sensibile ad un bel giro di soldi basato, diciamo su una consuetudine. Se lo
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Il vocabolo pasta viene dal termine păsta(m), dal greco pàsta, e significa: 'farina con salsa' che deriva dal verbo pássein cioè 'impastare'. Per le origini della pasta, chiamata anche con altri nomi, si può tornare indietro fin quasi all'8000 a.c. (neolitico). E' infatti un cibo universale di cui si trovano tracce storiche in tutta la zona euroasiatica e di fatto detiene una posizione
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